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venerdì 24 dicembre 2010

Auguri!!



Siamo alle ultime ore del delirio natalizio...
Da neo sposina non ho potuto resistere alla tentazione di organizzare il pranzo di Natale da noi, nella nuova casa.

Naturalmente alla domanda di mamma e suocera "Vuoi una mano?" ho prontamente risposto "No!". Risposta di cui mi sono immediatamente pentita...
Da tre giorni sono ai limiti del ricovero in psichiatria, tra ravioli e robe varie...
(Scrivere pertanto sulla lavagnetta pro memoria "Se per il pranzo di Natale qualcuno, chiunque esso sia, ti offre il suo aiuto, rispondere sempre e comunque sì!!").

Ma è tutto sotto controllo, più o meno...

Però è una soddisfazione ammirare la casetta tutta addobbata!

Bene, ora torno ai preparativi...
Auguroni a tutti!!!!!!

mercoledì 22 dicembre 2010

Sanremo è Sanremo!


Oggi ho ricevuto "La chiamata". Non quella dall' Altissimo, come ci si potrebbe aspettare, essendo in clima natalizio, ma la chiamata che aspettavo da circa, mhmm vediamo...10 mesi?
Già perchè da 2 anni a questa parte, a dicembre inizia il "toto-Sanremo", che se per tutta Italia riguarda chi saranno i concorrenti, gli ospiti ecc, per me riguarda la mia presenza o meno nell' orchestra.
Ebbene sì, ogni artista, o presunto tale, ha fin da bambino un sogno nel cassetto, spesso inconfessabile, che spera in cuor suo di poter realizzare. Il mio sogno era quello di suonare nell'orchestra del Festival di Sanremo almeno una volta nella vita e ce l'ho fatta, per ben due anni consecutivi. Ma da un anno all'altro non vi è nessuna certezza che il miracolo si riproponga, per cui circa a metà novembre ci si inizia a chiedere "Ci sarò? Non ci sarò?", con scambio di sms fra colleghe altrettanto ansiose...

Ebbene, per Sanremo 2011 sarò ancora in orchestra. Sarà il mio terzo Festival.

Lo so, lo so, ormai Sanremo è trito e ritrito, le puntate sono infinite, i cantanti sono sempre gli stessi...ma che ci posso fare? Da bambina andavo ad aspettare i vip fuori dall' Ariston, come potrei lasciarmi sfuggire l'occasione di vedere la folla dei fans dall'altra parte del vetro?

Ora, il Festival di Sanremo è certamente un'esperienza bellissima, ma presenta alcuni aspetti che getterebbero nel panico la più sicura delle professioniste della musica. Aspetti che nulla hanno a che vedere con le canzoni.
Soprattutto per le donne, Sanremo è la prova del nove dell'autostima. La concorrenza è spietata e, tra vallette, cantanti, ospiti, la tentazione di fuggire è forte e bisogna fare appello a tutti i complimenti che avete ricevuto negli ultimi 10 anni di vita per sopravvivere.

Dunque, intanto bisogna precisare che per gli orchestrali l'avventura sanremese inizia un mese prima, con le prove a Roma. Poi ci si sposta a Sanremo per altre 3 settimane. Essere ogni singolo giorno non solo "presentabile" ma "telegenica" è praticamente impossibile, anche perchè la giornata inizia al mattino per terminare a sera inoltrata e dopo 10 ore di prove neanche Britney Spears sarebbe tanto diversa da noi!
Le cantanti o le ospiti si presentano belle riposate alle prove, con look sgargianti ed alternativi, cantano e se ne vanno lasciando dietro di sè un alone di mistero e fascino. Noi già dopo mezza giornata di prove l'unico alone che lasciamo è quello del sudore sulla maglietta...

Per quel che mi riguarda, il primo problema è dato dal fatto che la convocazione arriva sotto Natale o, ancora peggio, a feste appena trascorse, quando il mio fisico è un misto di brufoli da panettone e kili di troppo, impossibili da eliminare prima del fatidico primo giorno di prove. Di solito ci si riduce a goffi tentativi di dieta l'ultima settimana prima dell'inizio delle prove, tentativo che spesso si rivela fallimentare... Di solito si cerca di rimediare con un taglio di capelli alla moda e supersexy, o almeno tale lo si crede...

Al di là di ciò, inutile dire che il Festival è un'esperienza unica. Conoscere le canzoni un mese prima e già provare ad immaginare chi vincerà dà un senso di onnipotenza inspiegabile. Su di noi vige il divieto tassativo di canticchiare le canzoni in giro o parlarne per telefono, manco fossimo depositari del quarto segreto di Fatima!
Il Festival ti fa vivere per un mese nello scintillante mondo delle star, di vedere cosa accade dietro le quinte dell'evento italiano dell'anno. Entrare all'Ariston e vedere in anteprima la scenografia è davvero bello ed emozionante e vedere nascere il Festival a poco a poco ti fa affezionare a tutti, presentatori, cantanti, tecnici...oltre, naturalmente, ai colleghi con cui si condividono gioie e dolori per un mese, 24 ore su 24!

E poi...le 5 serate... Ricorderò sempre l'emozione della prima volta che ho sentito partire la sigla dell'Eurovisione, poi la scritta sul monitor "In diretta dal Teatro Ariston di Sanremo" e poi...noi! Cavolo, siamo in tv!

E' un tour de force, gli orari sono impossibili e la tesione che si respira è palpabile...eppure c'è qualcosa di magico in tutto, anche nella città dei fiori che si trasforma in capitale d'Italia per soli 5 giorni, tutta addobbata e piena di gente...

Quando l'esperienza finisce e si torna a casa, il senso di vuoto è enorme, ci vogliono almeno due settimane per riprendersi e tornare alla vita "normale"...
E comincia già a sperare che l'anno dopo si venga richiamati...
Quest'anno è successo, aspettatevi quindi post "festivalieri" nei prossimi mesi!

ps: considerando che quest'anno le vallette saranno Belen ed Elisabetta Canalis, direi che sarà meglio stare alla larga dai panettoni fin da subito, sigh...

lunedì 20 dicembre 2010

Tuuu neve scendi ancooor...


Ieri è nevicato. Tanto. Ed io ed il mio neo maritino ce ne siamo stati nella nostra nuova casa a guardare grossi fiocchi di neve scendere dal cielo, al caldo, addobbando l'albero di Natale e intonando canti natalizi (beh, ora non esageriamo...)

Diciamo che la cosa più bella in queste situazioni è sapere di poter rimanere a casa, senza concerti, senza impegni, senza dover macinare chilometri in macchina e dover sostituire Isoradio ai miei adorati Queen, nella speranza che le previsioni non preannuncino l'Apocalisse imminente.

In questi momenti mi viene in mente un "viaggio della speranza" affrontato da me (alla guida) e due amiche-colleghe, F. e A. l'anno scorso.

Era una giornata apparentemente tranquilla, partenza nel pomeriggio alla volta di Ivrea, prova fino alle 23 e ritorno a casa. Semplice no?
Simone, con la sua irritante lungimiranza, mi chiede: "Hai le catene a bordo, vero?". Io, sbuffando, gli rispondo di sì, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Anche un po' offesa, se vogliamo.
Viaggio di andata senza problemi, anche se il cielo non promette niente di buono...
Circa a metà della prova, inizio a ricevere telefonate e messaggi in cui i parenti avvisano con preoccupazione che le previsioni preannunciano la nevicata del secolo.
Durante una pausa controlliamo su internet le previsioni: niente neve sulla Liguria.
"Esagerati", pensiamo. E torniamo a provare. Se solo avessimo spostato sullo schermo gli occhi di qualche centimetro avremmo visto il gigantesco fiocco di neve che copriva tutto il Piemonte!

Infatti, una volta partiti, alle 23, già prima di Alessandria iniziamo a vedere i primi fiocchi, che si tramutano a poco a poco in bufera. Ops.
Non una macchina spargisale, non una macchina in assoluto, neanche qualche camion che ci lasci dei "binari" nella neve. Solo tre donzelle sotto la neve.
Impossibile superare la velocità di 18/20 K/h senza che la macchina sbandi paurosamente.
Ed è lì che mi rendo conto che avere le catene è pressochè inutile se non le sai montare. Fermarsi ad un distributore per tentare l'impresa è da escludersi, tre ragazze sole di notte hanno un'altissima probabilità che l'unica macchina che si fermi sia quella di un pazzo-maniaco-psicopatico. Inoltre perdere tempo per le catene potrebbe portarci via minuti preziosi, visto che la neve aumenta ogni istante di più.
Naturalmente imperversano le telefonate dei genitori: "No mamma, non c'è neve, tranquilla!". Ecco quando si dice mentire a fin di bene.
Con Simone, tuttavia, non riesco a mentire: "Beh, in effetti un po' di neve c'è, ma niente di che" che nel corso del viaggio si tramuta in "Siamo sommerse dalla neve! Non vediamo nulla e la macchina sbanda. Se non tornassi sappi che ti ho amato...".

La cosa più bella è che, forse in preda alla follia, il nostro stato d'animo oscilla tra l'immotivata euforia accompagnata a crisi di ridarella isterica e la schizofrenia che ci porta a cantare a squarciagola "Tuuuu neve scendi ancooor lentaaa...". Il tutto mentre rischiamo la vita in un punto indefinito della Gravellona-Toce.

Il nostro incubo termina a Genova Voltri, dove la neve lascia il posto alla pioggia, forte, che in quel momento mi sembra un paradiso!
Internet l'aveva detto: sulla Liguria niente neve.

Ora di arrivo: 3 circa.
Il giorno dopo siamo tornate ad Ivrea per il concerto.
Ci siamo fermate lì a dormire.

giovedì 2 dicembre 2010

Non è mai troppo tardi?


Dopo 17 anni in cui si studia uno strumento, ci si sente quasi in dovere di esplorare altri territori, forti dell'esperienza acquisita e desiderosi di scoprirsi naturalmente portati anche a suonare altro.
Non si è più dei novellini della materia, per cui si pensa che, non avendo il problema della lettura della musica e del solfeggio, la strada sarà in discesa e imparare a suonare un nuovo strumento sarà un gioco da ragazzi.
Errore.
Sono reduce dalla mia terza lezione di batteria e la mia autostima è miseramente crollata a picco già a metà della seconda.
Le prime volte in cui ti siedi di fronte ad una batteria la sensazione di smarrimento è travolgente e non puoi fare a meno di chiederti "Che me ne faccio di tutta 'sta roba?". Per suonare un violoncello servono:
1) Un violoncello
2) Un arco
ed ognuno di questi due elementi ha un ruolo chiaro e specifico (a nessuno, credo, verrebbe in mente di tenere l'arco fermo e muovere il violoncello)
Una batteria, nella migliore delle ipotesi, consta di:

1) Rullante
2) Charleston
3) Tom1
4) Tom2
5) Timpano
6) Crash
7) Ride
8) Cassa

E questo è solo un set "base". Ti viene da chiederti come possa una sola persona normodotata suonare tutte queste cose.
Già la nomenclatura non ci viene in aiuto, nonostante i due Tom, specie se considerati ravvicinati, possano dare l'illusione di poterci orientare meglio...
Per non parlare della terminologia tecnica. Sfido chiunque a sentirsi chiedere di fare "un fill sul ride" o "un lancio sui tom" senza avere un punto interrogativo tatuato sulla faccia!
Dunque, intanto non è da sottovalutare il fatto che in uno strumento del genere bisogna utilizzare tutti e 4 gli arti, contemporaneamente, i quali fanno cose completamente differenti e, se possibile, in netto contrasto con gli altri.
Il che già costringe il mio unico neurone ad uno sdoppiamento di personalità non indifferente. Finchè si tratta degli arti superiori, tuttavia, non ci si discosta troppo da uno strumento ad arco. Il vero dramma è quando entrano in gioco gli arti inferiori. Avete mai pensato al fatto che le nostre gambe, e soprattutto i nostri piedi, nell'arco di una vita compiono sempre pochi, semplici movimenti? Provate a suonare con il piede sinistro il charleston per un minuto di fila e vi sembrerà impossibile che quel componente del vostro corpo che avete attaccato alla caviglia sia lo stesso che usate per camminare ogni giorno. A ricordarvelo sarà solo il dolore lancinante al muscolo anteriore del polpaccio, di cui ignoro il nome e di cui, prima di avere velleità di batterista, ignoravo pure l'esistenza.
Una volta superato il problema dei dolori sparsi un po' ovunque, il vero dramma è costituito dalla coordinazione. Quando l'insegnate ti spiega cosa devi fare sembra tutto semplicissimo, quando poi tocca a te è l'anarchia più totale. Un po' come alle prime lezioni di guida quando non sei in grado di fare le partenze in salita e pensare contemporaneamente a mollare il freno, mollare piano la frizione ed accelerare. E si spegne la macchina. Solo che lì non hai l'assillo del metronomo che ti rimbomba nelle orecchie.
E poi perchè anche la batteria non ha i doppi comandi??
Per la prima volta da anni ho capito come si sentono i miei alunni quando gli si dice la più grande bugia che da generazioni viene raccontata agli studenti di musica: "Se non ci pensi viene da solo". Ma quando mai??
Appurato il mio senso di inadeguatezza, veniamo alla lettura. Almeno qui, penso, non ho rivali, dopo tutti questi anni di Conservatorio, tzè...
L'insegnante però mi mette davanti una pagina in cui, sì, c'è un pentagramma, ma usato in maniera del tutto impropria. Sulle tanto familiari 5 righe musicali si annidano simboli simili a note, ma che note non sono, non essendoci indicazioni di chiave e tonalità, misti a segni incomprensibili quali crocette, quadratini, pallini...
Per un attimo penso sia uno scherzo, poi però mi viene spiegato come decifrare il geroglifico:

-Le note scritte in basso sono la cassa
-Le note a metà sono il rullante
-Le crocette sono il charleston
-I quadratini indicano che devo colpire con la mano destra
-I pallini indicano la mano sinistra

Faccio quindi mente locale e mi accingo alla lettura.
Pensare a tutte queste cose contemporaneamente fa crollare in 2 minuti anche ogni certezza ritmica inducendomi in errori di solfeggio degni della prima settimana al Conservatorio. Roba da sotterrarsi istantaneamente.
L'insegnante decide così di darmi un po' di soddisfazione, facendomi suonare il classico tu-cha-tu-tu-cha su The reason degli Hoobastank, esperienza magica che mi ha risollevato non poco il morale...a meno fino a quando non ho sentito nell'aula accanto un ragazzino di neanche 10 anni suonare Cryin' degli Aerosmith facendo cose incredibili, dai nomi certamente impronunciabili...